2018-01-08 - 01:19:36

BRUCE KOVNER (il mio preferito)

Bruce Kovner è considerato uno dei più grandi ope­ratori del mondo sui mercati valutari (le sue transazioni quoti­diane superano quelle della Banca d'Italia). Ma Kovner non si limita a operare solo sul mercato valutario: parte del suo porta­foglio è investita anche in azioni, come pure in future su mate­rie prime e metalli preziosi. Le valute assorbono comunque al­meno il 50% del suo tempo e delle sue risorse.

Solamente nel 1987 ha realizzato guadagni, per se stesso e per i suoi clienti, per oltre 300 milioni di dollari.

La sua perfor­mance media annua in un arco di dieci anni è stata dell'87%, e 2000 dollari da lui gestiti a partire dal 1978 sono diventati 1.000.000 di dollari dieci anni dopo.

 

Oggi Kovner obbliga i suoi clienti a ritirare i profitti alla fine dell'anno (sui quali lui ha di­ritto al 25%) e non accetta aperture di conti per somme inferiori ai 5 milioni di dollari.

 

Nonostante questi incredibili successi, che possono essere considerati «ufficiali» perché certificati della commissione di controllo sulle attività dei CTA (gestori di patrimoni), Bruce Kovner ha mantenuto un profilo incredibilmente oscuro di se stesso, non accettando quasi mai interviste, cercando di non ap­parire mai in pubblico, e preferendo evitare qualsiasi forma di pubblicità.

 

A questo punto inseriamo alcuni brani di una delle poche interviste rilasciate da questo personaggio così schi­vo.

“Verso il 1975 la mia attenzione cominciò a dirigersi verso i mercati finanziari, e in particolare valutari, che pareva­no essere fortemente influenzati dalle variabili politiche. Mi spe­cializzai da subito sulle future, attratto dalla possibilità di ope­rare a margine”.

Le prime operazioni di Kovner furono nel mercato delle futu­re, e si basavano sulle differenze esistenti tra i prezzi attuali e quelli futuri (spread positions); osservando i dati del passato, Kov­ner realizzò che quando la differenza tra i due prezzi diventava sostanziale si verificava inevitabilmente un'inversione. Operan­do con questo presupposto gli fu perciò possibile iniziare con un conto di soli 3000 dollari e portarlo a 22.000 dollari dopo poche operazioni (questo genere di profitti è realizzabile solo operando a margine).

«Non ero affatto contento del risultato ottenuto: a un certo punto mi trovavo infatti con 45.000 dollari, ma uno stupido sba­glio mi costò metà dei profitti realizzati. Lo sbaglio fu quello di chiudere una posizione in un momento di panico, ignorando la logica che mi aveva portato ad aprirla. Perdere metà del capita­le in pochi minuti mi provocò un violento choc emozionale. Cre­detti per molti giorni di aver sbagliato mestiere e che come trader ero finito prima ancora di aver iniziato veramente. Non riu­scii persino a mangiare, tale era stato il colpo subito».

Fu quello il punto di svolta della carriera di Kovner come trader.

Realizzato lo sbaglio, Kovner comprese che «operare in mo­menti in cui non ti senti mentalmente lucido o emozionalmente tranquillo può provocare veri e propri disastri».

«Da allora, ogni qualvolta avverto un senso di disagio per ra­gioni non chiare chiudo immediatamente tutte le posizioni aper­te che potrebbero risentirne. L'ultima volta è stato proprio nel­l'ottobre del 1987: chiusi tutto tra il 19 e il 20, dopo che per giorni avevo avvertito la sensazione che qualcosa di straordinario e im­prevedibile sarebbe accaduto nel mondo. Non avevo la minima idea di che cosa sarebbe stato, ma ne ero completamente distur­bato e angosciato».

Dopo la prima esperienza, Bruce tornò al tavolo di combatti­mento sotto l'ala di Michael Marcus (a oggi uno dei più grandi trader di tutti i tempi), che gli insegnò tutti i «trucchi del me­stiere». Le lezioni di questo maestro della gestione sarebbero in seguito diventate la base fondamentale per l'operatività di que­st'ultimo.

«Marcus ha un'importanza fondamentale per me: fu lui a in­segnarmi che si possono veramente guadagnare milioni di dolla­ri in Borsa. Mi dimostrò come una costante applicazione poteva permettere risultati eccezionali e che la disciplina era alla base di tutto. Per la prima volta scoprii che sbagliare era accettabile: come diceva Marcus, occorre studiare il mercato, farsi una pri­ma opinione e poi accettare la perdita; ristudiare il mercato, farsi una seconda opinione, e riaccettare una perdita; studiare nuo­vamente il mercato, elaborare una terza opinione e finalmente guadagnare».

 

Sembra facile, diciamo noi.

Ma perché Bruce Kovner in Bor­sa guadagna, mentre altri gestori perdono?

 

«Non credo ci sia una motivazione precisa; per me esistono due elementi base, che non vorrei però generalizzare. Il primo consiste in una certa visione che ho di quanto potrebbe accadere a livello mondiale, sia in campo economico che in campo politi­co. Il secondo, che potrebbe, penso, darmi quasi lo stesso suc­cesso anche se preso come singolo elemento, consiste nel man­tenersi disciplinato e razionale anche sotto la massima pres­sione.

 

«Credo che essere un grande gestore non abbia nulla a che fare con l'intelligenza; ritengo che i migliori trader siano infatti persone dotate di una fortissima sicurezza di se stessi e delle pro­prie opinioni, persone indipendenti e disciplinate a livello di se­miautomatizzazione, persone senza manie di grandezza che rie­scono a prendersi i giusti rischi in ogni occasione, senza mai sbi­lanciarsi».

 

 

sono quindi concetti chia­ve, almeno a livello generale, per Bruce Kovner, che ha impara­to sulla propria pelle cosa significhi perdere d'occhio la realtà.

 

«Il mio approccio al mercato parte da una visione generale della situazione politico-economica mondiale. Da questa visione scel­go i mercati su cui operare (azioni, valute, materie prime o me­talli preziosi), dopodiché mi avvalgo dell'analisi tecnica per il timing operativo».

L'ufficio di Kovner è una manna per ogni tecnico: appesi ai muri vi sono grafici giganti di tutte le posizioni di interesse, sui quali ripetutamente Kovner traccia ogni genere di righe, anno­tando sugli stessi le proprie considerazioni. Nell'arco della gior­nata Kovner passa da un grafico all'altro identificando punti chia­ve di inversione o segnali di compravendita.

 

«L'utilizzo dell'analisi tecnica è indispensabile, ma sbagliano completamente quelli che pensano che serva a predire il futuro.Quando si utilizzano i grafici, le conclusioni sono sempre per­sonali e soggettive. Rido al pensiero di quei fondamentalisti che dichiarano avversione ai grafici; è come se dei medici si rifiutas­sero di misurare la temperatura del paziente perché tanto non interessa».

 

Kovner ha interessanti teorie in merito alle rotture da parte dei prezzi di importanti livelli di resistenza. Secondo lui, danno infatti poco affidamento gli strappi dei prezzi susseguenti alle notizie pubblicate sui giornali, mentre hanno maggior validità gli strappi che nessuno riesce a spiegare.

«La gente non riesce a comprendere che il mercato è impre­vedibile per sua natura e che occorre seguirlo senza cercare una spiegazione precisa, il che ovviamente non significa comunque fare l'opposto di quello che si ritiene logico».

Kovner è quindi, manco a dirlo, un trend follower, ovvero se­gue la tendenza di mercato anziché tentare di anticiparla.

«Persino quando apprendo notizie insider attendo la confer­ma del mercato. Ho visto troppe volte un tìtolo scendere dopo l'annuncio di un incremento dei dividendi, per cadere nell'erro­re di comprarlo il primo giorno dopo l'annuncio».

Per quanto Kovner abbia dichiarato di utilizzare principalmen­te l'analisi tecnica per le sue gestioni, ciò non esclude l'utilizzo della fondamentale.

«In effetti, sono propenso a muovermi sulla base di una noti­zia di carattere economico fondamentale, che però abbia una con­ferma dal punto di vista tecnico. Mi ricordo che ai tempi del trat­tato USA-Canada per il libero commercio ero insicuro sulla di-rezione del dollaro canadese. Sapevo vi sarebbe stato un grosso evento economico una volta concluso il trattato, ma non avevo un'idea sicura di come il mercato lo avrebbe interpretato. Anzi­ché anticipare, decisi quindi, come sempre, di aspettare una rottura dei prezzi al rialzo o al ribasso. I prezzi ruppero infine al rialzo, e io aprii immediatamente posizioni nella stessa direzione. Se avessi dovuto agire per logica fondamentale avrei però venduto prima, dato che il Canada dava il via libera alle impor­tazioni dagli State...»

 

Un'ulteriore lezione è la seguente.

«La direzione iniziale del mercato poco prima di un grosso an­nuncio è quella che proseguirà nel futuro; ciò è dovuto al fatto che c'è sempre qualcuno che sa le cose prima, e qualcun altro che arriva in ritardo e fa proseguire il trend».

 

Kovner è però poco propenso a seguire un titolo quando l'an­nuncio è già ufficiale; la rottura dei prezzi nello stesso giorno è anzi dovuta a mani deboli su cui andranno a vendere i prece­denti acquirenti; si tiene quindi distante da tale tipo di operazio­ni.

 

Interessante spiegare la tecnica di protezione utilizzata da Bruce Kovner, che alla domanda sul come riconosca una breve correzione (pullback) da un principio di inversione duratura ri­sponde: «Tutte le volte che apro una posizione, predetermino un livello di stop-loss. Questo è l'unico sistema per poter dormire la notte. In questo modo so quando chiuderò la posizione prima ancora di aprirla. Contrariamente al solito, non pongo però de­gli stop-loss sulla base di calcoli percentuali (per esempio, 4% dal prezzo d'acquisto), in quanto potrebbero essere livelli facil­mente raggiunti nella normale fluttuazione del titolo. Preferi­sco studiare graficamente livelli difficilmente raggiungibili, e fis­sare lo stop-loss sugli stessi».

 

Bruce Kovner non ha paura di tanti luoghi comuni: per esem­pio, non crede che un livello (come un supporto importante) pos­sa essere raggiunto o rotto semplicemente perché tutti sanno che c'è, e questo per la semplice ragione che «se il mercato è ve­ramente forte, non deve comunque scendere fino a tal punto».

 

Come pure Kovner non ha paura di cambiare idea. «Quando il mercato mi da contro, nonostante le mie decise convinzioni, "mi rendo conto di dover rivalutare la situazione perché potrei aver sbagliato. Questo non comporta un problema, fino a che riesco ad autodisciplinarmi»

 

Kovner utilizza anche trading system da lui stesso inventati, con cui gestisce una parte del proprio portafoglio globale. «In­vesto circa 100 milioni di dollari con il mio trading System, che produce buoni risultati ma ha dei problemi in termini di control­lo del rischio. Penso si possano creare sistemi automatizzati mi­gliori ma mai veramente eccezionali, in quanto il modo di inter­pretare le informazioni cambia di continuo».

 

Attualmente ob­bligo a ritirare i profitti, in quanto credo che vi siano limiti ben precisi nell'ammontare massimo gestibile. Sopra queste soglie, che variano di mercato in mercato, la performance viene a cede­re inevitabilmente».

 

Interessante notare che, nonostante questa rilevante massa gestita, Kovner non prova mai a spingere il prezzo di un titolo o valuta per gonfiare un trend.

«Credo che il tentare di spingere il mercato possa dare qual­che risultato sporadico, ma mai continuativo. Conosco amici per­sonali che sono in guai seri per il loro ultimo tentativo di spinge­re il rialzo del petrolio grezzo: all'inizio sembrava ce la facesse­ro, poi il mercato si è rivolto contro, causando loro perdite personali per 40 milioni di dollari».

 

Kovner è uno dei maggiori gestori al mondo, probabilmente il più grande nel mercato interbancario delle valute, ma rie­sce a sopportare tranquillamente lo stress. «L'impatto emo­zionale del trading è enorme: riesco a minimizzarlo non perso­nalizzando mai le perdite. Cerco di non preoccuparmene, in quanto perdere è per me una cosa naturale, e accade quasi tutti i giorni che qualche posizione debba essere chiusa con segno ne­gativo. Il mio unico anno negativo in quindici anni di attività è stato il 1981, quando persi il 16%, per essere stato colto impre­parato dalla tendenza ribassista del mercato delle materie prime».

 

In quell'anno Kovner ritornò a studiare i suoi sistemi di ge­stione e li perfezione, soprattutto applicando tecniche di «controllo del rischio quotidiano», per cui in ogni momento sapeva quan­to era, la sua massima perdita possibile".

 

Kovner non sempre dorme tranquillo; il suo trading prevede una gestione continuativa nell'arco delle ventiquattro ore, e du­rante la notte ha un intero staff che prosegue nel suo ufficio, operando sui mercati asiatici. Lo staff deve però avvisarlo quando accadono eventi importanti.

«In realtà non vengo chiamato molto spesso di notte. Lo staff segue le direttive che ho dato in base alle eventuali rotture di prezzi, per cui è sostanzialmente autonomo. Inoltre, casa mia è completamente equipaggiata per tenermi informato.

Kovner gestisce in via continuativa dalle 8 del mattino fino alle 7 di sera; talvolta però opera fino a mezzanotte, se l'attività dei mercati è molto forte.

 

Il lavoro tuttavia non gli pesa e usa paragonare il trading a un grande gioco di scacchi, il concetto principale è sempre quello di gestione del rischio.

 

In conclusione, Kovner è un gestore straordinario che riesce a ottenere risultati eccezionali grazie a una serie di fattori:

 

1. Capacità di comprendere lo scenario macroeconomico mon­diale.

2. Profondo concetto di disciplina, tradotto in un severo uso de­gli stop-loss e nella limitazione delle posizioni.

3. Intima sicurezza in se stesso e grande senso di indipendenza.

 

Bruce Kovner è chiaramente un campione nel suo «sport» e come tale va considerato. I suoi principi devono quindi essere motivo di riflessione: non si può chiedere a nessuno di saper ana­lizzare con competenza uno scenario mondiale, ma si può chie­dere a tutti di operare in modo disciplinato.

 

 

 

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